In epoca romana il torrente Enza era chiamato Hincia o Incia, successivamente nelle mappe medievali si trova la dicitura Lenza, Henza, Enza; in reggiano è Einsa e nella sponda parmense Ensa.
Per la frequentazione umana del territorio santilariese è fondamentale la presenza delle acque dell’Enza fin dalla preistoria.
Nel 1974 fu individuato un accampamento stagionale del periodo mesolitico (7.000/5.000 a.C.): l’alveo era disseminato di piccoli focolari scavati nella nuda terra. Resti di pasti con ossa di animali come martore, caprioli ha permesso di capire l’alimentazione di questa comunità.
Sempre nel 1974 in prossimità di alcuni ceppi fossili si individuarono resti di capanne, resti ceramici e una bella zappa in corno di cervo, materiali risalenti alla cultura del bicchiere campaniforme (5.000-4.300 a.C.).
Nel 1979 in un periodo di secca venne individuato un pozzo etrusco (VI/V sec. a.C.) che indagato risultò profondo quasi 10 metri. I reperti rinvenuti sul fondo sono rappresentati da vasi in bronzo (situle) e in ceramica.
Tutti questi insediamenti testimoniano che il corso del torrente nei secoli è molto cambiato.
I ciottoli del torrente Enza, tagliati generalmente a cubetti dai tagliapietre (detti piciarein) sono stati usati per le aie delle case coloniche e per i marciapiedi del paese. Di particolare pregio, per la grandezza e l’ampia gamma di colori pastello delle pietre tagliate a mano, è l’aia dell’ex caseificio, ora Residenza Serena in località Gazzaro.
Qualche aia pavimentata con i cubetti di pietra detti bolognini, si incontra camminando per la campagna santilariese, mentre nel centro del paese alcuni tratti di marciapiede si sono conservati come in via della Libertà o lungo la via Emilia, di fronte al monumento della prima guerra mondiale.