Nella località si sono rinvenuti un grattatoio del periodo peleolitico, frammenti di anfore e materiale edilizio diverso di epoca romana (1). Nel XVII secolo era una tenuta della famiglia Levizzani; nel 1724 fu acquistata dal Duca di Modena e donata a Carlotta Aglae moglie del principe ereditario. Fu quindi fatta restaurare ad opera di Orazio Batesi e servì per qualche anno come residenza estiva (1724-1727) in attesa della ultimazione del palazzo di Rivalta (2). A questa epoca potrebbe riferirsi l'attività pittorica di Pellegrino Spaggiari e di Giovanni Zanarchi, con decorazioni oggi perdute ma testimoniate dal Tiraboschi e dal Campori (3). Agli inizi del Settecento vi sono segnalati due oratori: l'uno dedicato alla Natività di Cristo, dei Levizzani, compreso nella villa, ed uno nominato già nella Visita di Rinaldo d'Este del 1652, allora del Sig. Biagio Tassi, passato in seguito agli Zuccoli. Nel 1765 l'edificio era in cattive condizioni e nel 1782 il Duca Ercole III lo vendette a Bartolomeo Corbelli. Il complesso fu completamente ristrutturato da Luigi Ferrari Corbelli su progetto di Paolo Croppi nel 1856. L'architetto aggiunse stanze su ogni lato dell'edificio più antico ampliando così notevolmente la villa e riducendo le facciate all'aspetto attuale (4). In tale occasione si ha notizie di decorazioni eseguite da Girolamo Magnani, Zivieri e da Luigi Casali Bassi. In due ampie stanze adibite a magazzino restano stucchi e dipinti con decorazioni varie e putti; in una di queste sopra il cornicione è leggibile la scritta "Pasquale Zambini, pittore - 1859 - Antonio Bernasconi, stuccatore" a lui si devono anche gli stucchi dell'atrio di ingresso dell'abitazione dei proprietari e di un'altra stanza. Alcuni locali conservano interessanti dipinti a soffitto tra cui una finta balaustra con quattro paesaggi firmati da Alfonso Beccaluva, vasi da fiori di gusto settecentesco e figure femminili. Al piano superiore è visibile una camera con decorazioni e con paesaggi attribuiti al Casali-Bassi (5). La villa sviluppa un volume compatto a pianta rettangolare, orientato longitudinalmente in senso nord-sud, sviluppato su due livelli principali e mezzanini. Il tetto è a quattro falde, scalari, coronate in vertice da un lucernaio. Il paramento è a bugnato; una fascia marcapiano sottolinea il piano nobile. Le luci sono oblunghe, regolari, con arco a tutto sesto e simmetricamente distribuite. Di particolare interesse sono anche da segnalare i resti del ponte in ghisa sul Crostolo, ed i fabbricati di servizio al complesso. Il ponte fu costruito nel 1847 su progetto dell'Ing. Schlegel di Milano. Attualmente la palazzina è in proprietà della famiglia Ferrarini che ne ha in gran parte alterato l'impianto interno adibendolo impropriamente a salumificio.