I lavori cominciarono nel 1920 e terminarono nel 1924 e risulta interessante una vecchia foto aerea dell’isolato, scattata durante la prima guerra mondiale: di fianco al convento di S. Francesco c’è un vuoto, un abbattimento della Chiesa di San Giacomo Maggiore, antica del XII secolo ma rimaneggiata nel ‘500 e ‘700. La fondazione del complesso si fa risalire all’arcidiacono Achille Tacoli. La chiesa era inserita nell’isolato, tradizionalmente chiamato Tacoli, in ossequio al fondatore evidentemente, come risulta da una mappa del 1865 e già nel 1912 Guido Tirelli propose di abbatterli entrambi, cosa che avvenne nel 1919, perché lasciassero il posto alla Banca d’ Italia. Pezzi del mosaico pavimentale della vecchia chiesa romanica sono conservati ai Civici Musei. Progettista della nuova sede bancaria fu l’ingegnere romano De Gaetani. La banca è un parallelepipedo compatto, rettangolare, a due ordini monumentali con mezzanino, un grande portone è centrato sulla mezzeria e si apre sulla piazza Cavour. L’intervento in questa parte della città risulta essere piuttosto invasivo: mal si accorda con la facciata della vicina chiesa e risulta essere infelice nel cannocchiale prospettico quando si arriva da via Crispi. Questo era anticamente il cuore della città ed aveva una immagine ed una conformazione urbanistica di tipo medioevale: l’inserirsi di manufatti così imponenti e rigorosi nei volumi, citiamo anche il prospiciente isolato S. Rocco e il palazzo contemporaneo sostituivo del Trivelli,  mal si integra con quello che rimane della anima del luogo. La copertura piana non aiuta nella integrazione col contesto. La struttura è in muratura di mattoni con interposizioni di elementi lapidei come le cornici delle finestre, timpani, colonne adiacenti al portone. La facciata è tripartita con un avancorpo centrale, di poco sporgente rispetto al filo del muro, evidenziato dal portale di ingresso, inquadrato: da due colonne giganti di marmo trabeate e impostate su alti piedistalli e dal rivestimento integrale marmoreo; la scelta di materiali così aulici, così come la forma monumentale e potente, avevano un alto valore simbolico. Il progettista tripartisce anche le due facciate di nord e sud ma opera con elementi meno scultorei, più piatti: lesene addossate contro facciata, trabeazione incassata e non aggettante, piedistalli in bassorilevo. La sede è in ottimo stato di conservazione, non è accessibile per visite ma lo è al pubblico. La piazza antistante, negli anni ’80 ospitava un parcheggio di autovetture, recentemente è stata organicamente sistemata, completamente pedonalizzata e contribuisce, soprattutto di sera con gli effetti di luce, a rendere un po’ più aggraziato e contestualizzato il volume.

(scheda a cura dell'arch. Rosaria Petrongari, dicembre 2011)