In siti indeterminati della località si sono rinvenuti un manufatto di tipo musteriano ed un pugnale in bronzo della tarda età del bronzo (1). Cadè prende il nome da un ospedale od ospizio situato nel punto in cui la via Emilia intersecava un ramo del fiume Enza. La Chiesa dedicata a S. Giacomo è ricordata tra quelle dipendenti dal Monastero di S. Giovanni Evangelista di Parma nei privilegi papali di Lucio II ed Eugenio III del 1144 e 1145 (2). Nelle decime del 1230 la chiesa di S. Giacomo è figliale della Pieve di Campegine rimanendo sotto la Diocesi di Parma fino al 1828 (3). Il primitivo edificio era ad una sola nave con soffitto di tavole e tre altari. Nel sec. XVII fu messa in volto. Si trovava a sud-est della attuale chiesa. In un inventario del 1830 è ancora indicato il luogo, a levante, in cui era visibile il coro della chiesa vecchia con una piccola sagrestia contigua. La prima pietra della nuova chiesa è posta il 5. 8. 1766. L'edificio è aperto al culto e benedetto nel 1783. La sagrestia fu costruita dal 1788 al 1816; il campanile, antico, fu solamente innalzato di una terza parte nel 1860 (4). Ha un paramento a bugnato angolare, una cella a monofore ed una copertura a padiglione. La facciata è infine realizzata nel 1878 come ricorda una epigrafe sopra alla porta maggiore (5). Presenta un prospetto a capanna scandito da lesene e frontispizio superiore coronato da acroteri ai vertici - il portale è architravato con lunetta. L'interno a navata unica è in volto con quattro colonne, anconate ioniche e decorazioni barocche. Nell'attiguo fabbricato delle opere parrocchiali vi è un chiosco con un tempietto in onore della Madonna della Ghiara. Dell'ospedale, forse del XII secolo, si ha ancora menzione in un documento del 1580 nell'archivio di Correggio (6). I frati che lo governavano sono nominati nel 1380, insieme al convento, in un atto di concessione ad Albertino Canossa per il diritto di estrarre acqua dal Canale di S. Giacomo. Nel 1447 la villa si stacca dal dominio dei Da Correggio passando agli Estensi. Questi la unirono al Marchesato di Cavriago formando un Comune che si mantenne autonomo fino alla estinzione dei feudi (7). Alla fine del Settecento comprendeva 621 abitanti (8). Durante la Repubblica Cisalpina appartenne al Cantone di Cavriago, successivamente dal 1805 al 1815 fu Comune con Gaida; è annessa a S. Ilario fino al 1827 ed infine unita a Reggio Emilia (9). Oltre alla Chiesa si segnala, verso la stazione, un rustico con portico a 5 + 1 luci architravate ed un casinetto civile di gusto eclettico realizzato nel 1920-30 dal parroco; già dei Calvi è ora dei Manfredi. Lungo la via Emilia, a ponente, rimangono alcuni gruppi di edifici dalla tipologia dimessa con corte interna. Uno di questi complessi presenta un ingresso ad arco balaustrato e sul fronte di una abitazione è posta una immagine votiva della Madonna. (1) EACI 1974, 36; (2) SACCANI 1909; (3) SACCANI, op. cit. ; (4) FABBI 1962, 245; (5) SACCANI, op. cit. ; (6) BERTOLANI 1955, 47; (7) FABBI 1962, 245; (8) RICCI 1806, 24; (9) FABBI, op. cit.