Se accettiamo l’individuazione di Bagisium con Baiso, troviamo la prima menzione di questa località nella Vita Mathildis di Donizone che la riporta parlando dell’assedio Canusino del 954 (1). In questi anni la storia di Baiso si confonde con quella della famiglia Baisi che dalla località prese il nome. Il capostipite di questa famiglia sembra essere Gerardo che negli anni 1044-1066 possiede svariati beni in questo territorio (2). Nel 1050 risulta che il Vescovo di Reggio teneva con i suoi la Pieve di San Lorenzo(3). I Baisi, alla morte della contessa Matilde, di cui spesso negli anni precedenti sono segnalati al seguito, prendono le parti della chiesa ed ottengono dal Vescovo in feudo tutto il territorio della Pieve di Baiso (4). Per limitare l’influenza dell’abbazia di Frassinoro, i Baisi ricevono nel 1144 parte dei terreni dell’abbazia di Marola collocati a destra ed a sinistra del Secchia (5). Nel 1169 assieme ad altri signori della montagna reggiana “capitanei da Baiso” giurano fedeltà al Comune di Reggio (6). L’unità del feudo si spezza e nel 1174 sappiamo che la famiglia, pur mantenendone il possesso, perde la giurisdizione nelle terre oltre il Secchia; al feudo rimangono le ville di Baiso, San Romano, Lorano, Maiatica e Canicchia sede del foro (7). Imparentatasi con i Fogliani, il feudo diventa un condominio; troviamo infatti nel 1197 che a giurare fedeltà sono i Fogliani ed un Baisi (8). In quest’anno risultano 145 famiglie a Baiso, 5 in Maiatica, 19 a San Romano e 14 a Lorano. Baiso passa sotto la completa dominazione dei Fogliani ed infatti nel 1256 lo troviamo elencato tra i beni della famiglia (9). In seguito alle varie lotte tra Inferiori e Superiori, i due partiti che si contendevano il potere a Reggio, il castello ed il feudo passarono diverse volte in proprietà dell’uno o dell’altro ramo della famiglia Fogliani. Nel 1315, Baiso risulta come Comune iscritto nel Libro dei Fuochi, governato da un Console e due Vicini, conta 37 famiglie proprietarie ed altre 46 residenti (10). Il castello fu al centro negli anni 1320-1322 di alterne vicende, perso e ripreso varie volte dai Fogliani, dai Baisi, dai Reggiani. Alla fine i Fogliani tornarono proprietari ed un ramo della famiglia, alleato agli Estensi tenne il feudo sino al 1427, anno in cui la famiglia perse tutti i beni della montagna reggiana (11). Gli Estensi governarono direttamente Baiso, escludendo il periodo 1513-1523 in cui Reggio pass sotto il Pontefice, sino al 1553, anno in cui ne infeudarono il ferrarese Ippolito Pagano (12). Il Pagano fu allontanato nel 1552 ed il feudo torna alla camera ducale che lo mantenne sino al 1641, anno in cui ne furono investiti i Levizzani (13). I Levizzani erano titolari inoltre anche del finitimo feudo di Levizzano che risultava unito al Marchesato di Baiso. Nel 1788, il Marchesato contava 1741 abitanti, il Comune 1274 (14). Caduti i feudi nel 1796 Baiso, rimasto Comune, fu nel 1798 legato al distretto di Carpineti; nel 1807 fu pure sciolto il comune e Baiso fu in toto dipendente da Carpineti. Per la sua autonomia bisogna attendere il decreto Farini che autorizza nel 1859 la rinascita del Comune (15). L’antichissima chiesa plebana di S.Lorenzo di Baiso fu consacrata nel XII secolo (16). La Chiesa primitiva era in stile romanico in pietra tagliata e finestrelle oblunghe; ne rimane un tratto verso la porta maggiore. Una slavina travolse parte della Chiesa e della Canonica sul finire del XVIII secolo. Si provvide quindi a rifabbricarne una nuova in stile moderno terminata nel 1804 per opera dell’architetto Francesco Tondelli. Ancora alla fine del sec. XIX la lavina continuava a minacciare la costruzione tanto che si dovette atterrare la torre. In una pietra della vecchia torre era un concio siglato mdcxxxi idib Junii (17). L’attuale edificio presenta una facciata tripartita con un coronamento ad archetti ed ampio rosone centrale. Il campanile concluso da una cella a bifore. La vecchia Pieve situata a circa 100 metri dalla attuale sul limitare della lavina che anche recentemente ha provocato il parziale crollo della costruzione; la facciata presentava una fronte tripartita, portale architravato e tre finestroni. All’estremità dell’abitato verso Valestra rimane un oratorio, ridotto a negozio, con una semplice facciata a capanna conclusa da un frontespizio spezzato.