| Vasto latifondo appartenuto fino al 1219 alla Abbazia di Canossa, quindi passato al Monastero di S. Giovanni di Parma. Il Panerari la fa coincidere con l'antica villa di Roarolo tra i cui beni era compresama che si trova invece in territorio di Castelnuovo di Sotto. Si estendeva per 2122 biolche circa con molti fabbricati, mulino, fornace, peschiera. Costituì il caposaldo di una complessa organizzazione aziendale specializzata nell'allevamento del bestiame sia il centro di riferimento di una secolare opera di bonifica. Dopo le soppressioni napoleoniche la corte formò parte della dotazione della corona d'Italia; il duca Francesco IV l'assegnò come dote al Collegio gesuita di Reggio. Soppressi questi nel 1859 fu dapprima costituito in Amministrazione speciale dell'asse ex-gesuitico poi compreso tr a i beni demaniali. Fu in seguito acquistata dai Signori Rocca di Genova, passando al Sig. Parodi Delfino di Ovada che alla fine della seconda guerra mondiale la cedette al Sig. Palazzolo e da questi al Sig. Enea Pignagnoli di Correggio(1). ai Pignagnoli di Correggio(1). Vi si trovava un oratorio dedicato a S. Mauro, profanato e soppresso dai Rocca(2). La corte si articola in una vasta area quadrangolare un tempo cinta da fossato ripartita dall'asse centrale limitato alle estremità di levante e ponente da due strutture a torre. Quella di ingresso alla corte quella di maggior rilievo-quasi schiacciata dall'incombente argine del torrente Crostolo-caratterizzata dall'alta torre con grande arco passante alla base, affiancata da due corpi minori, con merlature ghibelline e beccatelli. Sul fondo della lunga prospettiva interrotta al centro dal volume del corpo di fabbrica principale, rimane una corrispondente torre colombaia. Particolarmente notabile il corpo civile con la sequenza del loggiato cinquecentesco. Gli edifici ed in generale l'impianto della corte conserva sostanzialmente invariati gli aspetti tipologici registrati nella mappa delle Possidenze del Monastero di S. Giovanni di Parma del 1619. Alla testata del lungo viale di ingresso rimane un complesso rurale in abbandono in cui si evidenziano un edificio ad elementi giustapposti in linea con rustico, al ponente, distinto da due luci di portico a sesto ribassato e la vicina barchessa di grande rilievo con alto portico a tutta altezza a cinque luci architravate. |