Si trova in angolo con la via Emilia S. Stefano. E’ un volume stretto e lungo il cui prospetto principale e l’ingresso si affacciano sulla via Campanini. Appartenne ai Sessi, proprietari di tutto l’isolato, poi ai Baccarini, ai Linari per poi arrivare ai Bellei. E’ un palazzo cinquecentesco che sulle facciate porta ancora i segni della maniera rinascimentale locale: tessitura a mattoni faccia vista, basamento a scarpa, cornicione continuo in cotto, partitura delle cornici delle finestre, ovuli del sottotetto. E’ un edificio che si presenta in modo imponente sulla stretta via Campanini, il volume alto e l’aspetto generale piuttosto austero, seppure con taluni elementi architettonici aggraziati, ne danno una immagine di tipo militaresco. L’ingresso è sopraelevato rispetto alla quota stradale, si presenta di dimensioni significative ed è privo di elementi di decorazione: una semplice cornice intonacata inquadra il vano porta senza orpelli di sorta e sottolineata dal colore chiaro piuttosto difforme dal tono dominante sul palazzo. Attorno al portone è possibile intravedere una discontinuità nel tipo di materiale che lascia supporre di modifiche rispetto al varco originario o di sottrazione di tamponamenti decorativi. I due prospetti sono collegati al piano terra da un basamento angolare in un vigoroso bugnato di pietra, piuttosto intaccato dal lavorio del tempo. Il degrado ha inciso sulla bella linea del cornicione dove mancano molti pezzi. Lo stato di conservazione degli esterni in linea generale può definirsi sufficiente. Rimane una prospettiva dipinta del ‘700, molto rovinata: si trova in cortile ed è coperta di rampicanti. Al piano terra ospita delle attività commerciali e diventa interessante accedere a parte delle stanze del piano nobile da una libreria attiva sulla via Emilia, in particolare si accede a quattro stanze con l’ultima che si trova sull’angolo del palazzo ed è possibile godere dei tanti affreschi di buona mano che si sviluppano su pareti e soffitti. Pare che Domenico Menozzi, detto il Vignoletta, avesse avuto l’incarico ed anche il Prospero Minghetti che tanti altri palazzi aveva valorizzato con la sua arte. Certi passaggi pittorici ricordano cicli e tipologie già viste in altre dimore cittadine e fanno supporre che il Minghetti sia stato l’artefice o quantomeno l’ispiratore: i sovraporta con vasi fiorati e cesti di frutta, soffitti ricolmi di motivi ordinati di tralci di fiori a incorniciare ampi rosoni, cieli astrologici e finti stucchi, rosette, festoni che in bicromia sbucano fuori dalle pareti, grottesche e panneggi. Le stanze della libreria sono state restaurate con garbo ed attenzione tanto da tenere vecchi pavimenti alla veneziana e i telai fissi delle porte e aver optato per corpi illuminanti il meno possibile invasivi rispetto ai muri e ai soffitti.
(scheda a cura dell'arch. Rosaria Petrongari, dicembre 2011)