La località prende nome da un ospedale per pellegrini che vi si trovava e del quale la tradizione popolare attribuiva la fondazione alla contessa Matilde di Canossa (1). Non si ha nessuna prova di questa ipotesi ma la posizione geografica di Ospitaletto, passaggio quasi obbligato tra il reggiano e la garfagnana, rende plausibile la tradizione. Nell'antica campana della chiesa era inciso il significativo distico "sudiet incertus trepidus tua signa viator-gressusque erratos corriget ipse suos". Si può ragionevolmente supporre che già nel XII-XIII secolo vi dovesse sorgere un xenodochio per viandanti e pellegrini. L'esistenza di un edificio assistenziale è certa almeno dal XV secolo e nel 1538 abbiamo il nome del primo rettore (2). All'ospedale era annesso un antico oratorio dedicato a S. Giacomo. Nel 1726 una lavina distrusse l'ospedale e la sua cappella che peraltro era già in pessime condizioni nel 1543, come riscontrato durante la visita del Cardinale Cervini. La chiesa di S. Anna è stata costruita nel 1658 per iniziativa del Capitano Orazio Ceccardi. Nel 1756 fu decretata l'unione dell'ospedale con la chiesa di S. Anna, divenendo operativa solo con la morte dell'ultimo rettore nel 1787 (5). Alla fine del XVIII secolo, Ospitaletto era come Ligonchio feudo della famiglia Cantuti (6). Il sisma del 7 settembre 1920 ha quasi completamente distrutto il borgo con la sola eccezione del campanile della chiesa e di una abitazione. L'attuale chiesa, dedicata a San Giacomo e San Mauro, è stata completamente ricostrutita intorno al 1930. La dedicazione a San Giacomo richiama l'antica tradizione ospitaliera del borgo. Una lapide in marmo carrarese, immorsata in facciata alla attuale chiesa reca la data del "1662". Le grandi distruzioni originate dal terremoto hanno portato alla dispersione del patrimonio storico-architettonico. Sono tuttavia osservabili alcuni elementi sparsi tra i quali è stata censita una maestà in nicchia raffigurante la Vergine con il Bambino, realizzata in marmo statuario e recante il millesimo "1886". Nella facciata di un altro edificio è notabile una coppia di conci in pietra aranaria recanti a rilievo bugne decorate e dipinte con diverse tonalità cromatiche. Alcune parti di colonne a tutto tondo leggermente rastremate e realizzate in pietra di estrazione locale rimangono nei cortili di diversi fabbricati. Sono probabilmente ricollegabili ad un antico edifico religioso. Una cuspide di recupero scolpita a rilievo con volute e motivi floreali reca il millesimo "1786". All'estremità settentrionale del paese è visibile un edificio rurale di caratteristica tipologia montana, con tetto a due acque in pietra, pianta ad aula e doppio portale di accesso in legno sormontato da piattabanda. E' stata infine segnalata una seconda maestà in nicchia di tipologia novecentesca ed una pietra lavatoia in marmo carrarese probabilmente coeva.