| Villa situata in costa ai pendii sulla destra del fiume Enza. "Mons de Ollis" è nominato in una carta della abbazia di Marola del 1240 (1), ma già, secondo il "Rotulus" del 1230, vi esisteva una cappella "de Montibus" dipendente dalla pieve di Bazzano (2). Riteniamo che non si possa identificare con questa località il "Monte de Baratis" posto nel "Plebatu Lezoli" come riportato nell'indice delle "Rationes Decimarum" (3). Infatti nel 1354 troviamo documentata nella pieve di Bazzano esplicitamente l'"Ecclesia de Montibus Ollarum" (4). Monchio faceva parte del Contado Parmense e fu a lungo dominio dei Signori Da Correggio. Con la permuta effettuata nel 1479 dal Duca Ercole I di Ferrara, la villa passò al Ducato di Reggio (5). Nel 1596 ne fu investito il Marchese Ugo Pepoli di Bologna. Successivamente ne furono infeudati i Gherardini da Verona che la tennero fino alla soppressione dei feudi nel 1796. Monchio era quindi un Comune del Marchesato di Scurano; dopo la restaurazione fu aggregato a San Polo e quindi a Ciano d'Enza. Il Ricci ne indica una popolazione di 171 abitanti (6). La chiesa di San Pietro Apostolo è ricordata nel 1233 come cappella della Pieve di Bazzano. Nel 1691 è compresa nel Vicariato di Scurano (7). L'edificio presenta una facciata a capanna tricuspidata con portale a frontispizio arcuato. Il campanile si innalza sul prospetto settentrionale; l'interno è ad unica navata in volto con tre altari, presbiterio e coro di forma rettangolare. La Villa è costituita dall'aggregazione di nuclei di case sparse. Alla "Cò di Villa" è osservabile una casa già dei Fontana ora Comastri, con torre colombaia a struttura in pietra, copertura a quattro falde e cordolo di colombaia. Un'altra torre dei Comastri, con struttura in pietra e coronamento ad altana rivolta ad est, si trova alla deviazione per il "Castello". In località "Fontana" sono situate una casa con torre colombaia dei Rossi ed una casatorre cinquecentesca già degli Alfieri, ora Serao. Quest'ultima torre si erge massiccia con un coperto a quattro falde su soffittino di gronda in laterizio a dente di sega; l'ingresso è costituito da un semplice portale in pietra archivoltato recante in chiave il simbolo bernardiniano. Assai interessante è il prospetto meridionale, sul retro del cortile, conservante ancora le forme originali nella compostezza del volume, articolato a capanna, in cui si aprono le luci, piccole, regolari e simmetriche. Al margine della strada sul pilastrino di accesso alla corte è visibile una graziosa formella raffigurante la Beata Vergine ed un fedele. Una seconda maestà è posta alla base della casa Rossi a cui appartiene anche la torretta colombaia. L'edificio è riferibile al XVIII secolo ed è concluso da una copertura ad altana. Recenti interventi ne hanno alterato l'unità tipologica e lo slancio verticale; sono osservabili il classico motivo del laterizio a dente di sega che sottolinea la colombaia ed i frontispizi laterali. Al bivio con la strada comunale per Trinità è una visibile maestà dedicata alla "Madonna della Guardia" datata al 1942. |