Località situata alle falde del monte Corna tra i torrenti Enza e Liocca. Era villa del Comune di Vairo, nel Contado Parmense e giurisdizione della Valle dei Cavalieri. Vi si trovava una dogana per il confine della Toscana ed il reggiano da cui era separata dal monte Acuto e dall'Alpe di Succiso. Nel 1230 sotto la Pieve di S. Vincenzo le "Rationes Decimarum" riportavano la cappella "S. Iacobi de Campinci" che nel 1564 troviamo indicata come "Oratorium S. Iacobi in Campizioa in Miscosia" (1). Il Micheli osserva: "il nome antico, che ricorre spesso anche nei rogiti divisionali dei Vallisneri, è rimasto ora alla località detta "Campi d'Enzà sotto Miscoso" (2). Nella tavoletta di Monchio delle Corti pubblicata dall'I. G. M. E' ancora riportata una località "Campiangia" a ovest di Miscoso ed in prossimità dell'Enza (3). Alla metà del XIV secolo era usata l'espressione "Villa de Mischuxio et de Campincio" (4). E' evidente che al toponimo "Campingi" si è aggiunto e sovrapposto sempre più quello di Miscoso, che è rimasto l'unico a designare il centro abitato. L'antico borgo doveva essere formato da due nuclei ben distinti già nel XIV secolo; infatti, per esempio, accanto a "Bertucius et Simonetus fratres et filii quondam Gardini quondam Barili de Mixchuxio" incontriamo gli "heredes Isachi de Campintio" (5). Nel Censimento Estense del 1415 figura avere 11 abitanti (bocche) e 3 case "muratae e coopertae paleis" (6). Il 12 Ottobre 1441 i fratelli Gabriele, Gian Nicolò ed Alberto del 'quondam' Giorgio Vallisneri della Torre acquistarono per 40 fiorini d'oro le Ville di Miscoso e Succiso, già feudo dei Terzi (7). Nel 1847 la villa fu aggregata allo Stato Estense ed annessa dapprima al Comune di Busana quindi a quello di Ramiseto. Il Molossi ne indica la popolazione, agli inizi del XIX secolo in 160 abitanti (8). E' tradizione che la primitiva chiesa si trovasse in località detta Capo d'Enza e che venisse distrutta da una frana. L'attuale chiesa dicesi consacrata nel 1667; è composta da una sola navata in volto con tre altari e conserva un portale datato "1715". Nel Sinodo Saladini del 1691 troviamo la chiesa della Assunzione di M. V. sotto il Vicariato di Monchio con il titolo di Rettoria; in seguito passò sotto Pieve S. Vincenzo (9). Il paese riveste un particolare interesse architettonico ma è soggetto a frequenti interventi deturpanti che ne alterano le caratteristiche ambientali. Sono state censite 11 icone in marmo di Carrara tra cui si segnalano quelle datate "1656", "1668", "1780", "1823", "1835", "1919". In tre nicchie murarie sono conservate pregevoli statuette votive in marmo, con caratteri artistici della metà XVIII e fine XIX secolo. Quattro portali in arenaria del luogo sono ancora visibil: con tipologia ad arco abbassato, a tutto sesto datato "1832", con volta a botte e cuspide datata "1855", quadrangolare con sitpiti sottili finemente zigrinati ed architrave sormontato da croce maltese. Al piano terra di un edificio si osserva una antica bottega e, nel paramento di una adiacente costruzione una rosa a 6 petali inscritta in cordone. Del vecchio mulino Acqualina situato alla confluenza del rio Bucato con il torrente Liocca, non rimane più traccia. Un ponte a "schiena d'asino" di probabile origine medievale, ora distrutto, congiungeva Miscoso con Valcieca attraverso l'Enza. Venti maestà votive del borgo sono state restaurate tra 2006 e 2008 grazie alla iniziativa del Club unesco di Reggio Emilia e il contributo della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola impresa di Reggio Emilia.