All'inizio del XV secolo le prime famiglie ebree ottengono dal Senato di Reggio il permesso di insediarsi nella nostra città, per esercitarvi il prestito di denaro ad interesse, attività all'epoca vietata ai cristiani. A Reggio Emilia passerà più di un secolo prima che venga ottemperato alla disposizione papale ( bolla "Com nimis absurdum" di Papa Paolo IV - 1555) circa la istituzione del ghetto. La duchessa Martinozzi, vedova del duca Alfonso IV e reggente lo Stato a nome del figlio minorenne Francesco II, dispone che gli ebrei reggiani fino a quel momento "dispersos per urbem" vengano obbligati a risiedere nelle vie attualmente denominate, San Rocco, Caggiati, della Volta, dell'Aquila e Monzermone.
Il 1672 segna la data di costruzione della Sinagoga di Reggio Emilia. Dopo alcuni interventi che, nell'arco di due secoli, tentarono di ridefinire morfologicamente l'immagine sacra dell'edificio soprattutto nei suoi aspetti ornamentali, nel 1849, preso atto del grave stato di degrado dell'edificio, si decise di ricostruire il tempio. La sua elaborazione progettuale risultò fin dall'inizio piuttosto complessa: i problemi costruttivi di natura architettonica e simbolo/religiosa, si imposero come fondanti chiavi di lettura dell'intera fabbrica. L'inaugurazione risale al gennaio 1858. Nel dopoguerra quando la comunità israelitica di Reggio confluì in quella di Modena, il tempio perse la sua funzione religiosa e venne nei decenni seguenti adibito a diverse funzioni. Lo stato di conservazione in cui l'edificio versava prima dei recenti restauri mostrava ancora le conseguenze dei bombardamenti della II^ guerra mondiale. Nonostante l'abbandono della fabbrica, la compagine strutturale e decorativa originaria era ancora ben riconoscibile nell'ampia aula di notevole altezza conclusa in un ambiente semiellitico separato dal vano centrale attraverso colonne ioniche che, ripetute in forma di lesene, scandiscono il ritmo delle restanti pareti. Nelle tracce delle vele della volta a padiglione sono presenti memorie di decorazioni pittoriche. L'intervento di restauro promosso dell'Amministrazione Comunale di Reggio Emilia sulla fabbrica storica è stato integrale: conservazione e consolidamento non si sono ridotti a puro intervento estetico sul complesso architettonico ma hanno recuperato la valenza originaria nelle funzioni proprie del luogo: la trasmissione e l'educazione culturale della società.
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