| Nucleo di grande valore monumentale ad impianto indifferenziato con nucleo originario a corte aperta, presso la confluenza del rio Spirola nel torrente Secchia, serrato tra il monte Castellaro ed il monte Sassoso. Nella località sono state ritrovate una quarantina di sepolture con corredo funebre costituenti una necropoli di età romana (1). Agli inizi del XVII secolo la Gatta era uno dei borghi rurali di Vologno. Nel secolo XVIII venne eretto in contea e dato il feudo alla casa Munarini di Reggio. Ebbe quindi non solo la propria adunanza dei Reggenti ma giurisdizione propria ed un giusdicente col titolo di Podestà e Pretorio (2). Il Ricci ne indica la popolazione in 109 abitanti (3). L'antico palazzo dei Gatti si sviluppa in un complesso a struttura compatta, con chiara matrice fortilizia probabilmente attribuibile al secolo XVI; si articola ad una torretta a pianta quadrata con copertura a quattro falde e paramento in pietra parzialmente rifinita negli angolari. Vi rimangono tracce del cordolo di colombaia, in pietra, spezzato nel prospetto nord. Sul prospetto sud è visibile un concio monolitico a ruota. Una cornice a modanature lineari conclude l'edificio. Il corpo principale presenta un portale d'ingresso monolitico, archivoltato, con ampia scala d'accesso ai piani superiori. La disposizione delle luci è variamente simmetrica. Le finestre sono architravate a tre elementi con mensola di davanzale; il paramento è in pietra con angolari squadrati e rifiniti a ricorsi alterni. Assai pregevole è l'aggetto della linea di gronda con sottotetto a travi lignee, a vista, artisticamente intagliate. Un edificio di recente realizzazione contrasta visibilmente con il profilo volumetrico. L'antica chiesa, eretta parrocchiale nel 1669, dedicata a S. Antonio da Padova, è ora ridotta a servizi ed abitazioni. Presenta una facciata a capanna rivolta ad est con portale d'ingresso tamponato, ricorsi angolari in pietra squadrata e mensole sagomate di sottotetto. L'interno si presentava ad una navata in volto. Sul fianco sud è una porta secondaria, anch'essa tamponata ed architravata, recante in chiave il simbolo Bernardiniano e l'iscrizione "CAMILLUS GATTUS ET HIPPS EJUS FRATER MAJUS SACELLI AUCTORES ET ACTORES FUERUNT - 1616". Sullo stesso prospetto si innalza il campanile a pianta quadrata e copertura ad un solo spiovente. Il coronamento è ad altana, derivato da un abbassamento della torre che un tempo aveva una cella campanaria a bifore riquadrate e copertura a quattro falde; al livello del piano d'accesso, rialzato, è visibile una finestra archivoltata a volute. Sul complesso dell'antico mulino, già abbandonato ed ora in fase di completa ristrutturazione è collocata una lapide riportante il ricordo di un probabile rifacimento dello stesso "ANC MOLETP. N. M. CUM. MOLIS. OVINQUE/OVALIS. MOLO. EXTAT/TRES FRATRES GATTI/ ANCISCUS. IURIST. GUGLIELMUS ET THOMAS PRESP. /EIS PATER EUGENIUS/ANNO MDCCCLXIV/FERE FENITUS EX TRUXERE". Nel cortile rimangono disperse alcune macine. Il mulino figura esistente agli inizi del XIX secolo. Imponente figura il palazzo nuovo dei Gatti, riferibile al XVII secolo. Presenta una pianta rettangolare, articolata su tre ampi livelli, con copertura a tetto a quattro falde in coppi. I prospetti mostrano una ampia e luminosa superficie delineata dalla leggera tessitura del motivo delle lesene. Sul fronte principale è osservabile un pregevole stemma della famiglia in pietra arenaria. Danneggiato nel corso del secondo conflitto mondiale e successivamente ristrutturato, conserva ancora nell'interno alcune pitture ad affresco della seconda metà del secolo XVIII. La nuova chiesa parrocchiale sempre dedicata a S. Antonio, nel borgo, mostra una semplice struttura con fronte a capanna, portale archivoltato, finestre ed oculo lobato superiore, senza particolari caratteri architettonici. |