La chiesa nella sua forma attuale risale a un radicale rifacimento di un precedente oratorio medioevale eseguito nella seconda metà del XVII secolo di cui però si hanno scarse testimonianze. Il primo oratorio era dedicato a S. Faustino, culto perpetuato fino al 1300 circa col titolare anche la via al santo. Prospero Fantuzzi nella “Guida della città di Reggio” del 1857, curata da Silvia Spaggiari, dedica un paragrafo alla parrocchia con piccolo oratorio e canonica quando nel 1549 era vocato a Santa Agata. Passò sotto S. Prospero e i devoti, soprattutto piccoli artigiani del centro città, fondarono una pia unione che divenne poi confraternita, col patrocinio della ricca famiglia Fogliani, dedicata al Santo Carlo insieme alla Santa Agata. Il vecchio oratorio fu ampliato, all’aumentare del prestigio, sacrificando la canonica: il progetto fu del romano Luigi Bartolomeo Avanzini eseguito dal capomastro Girolamo Beltrami, reggiano. La confraternita fu soppressa nel 1700 e la chiesa, tra vicende alterne, vide nel 1796 la chiusura per editto repubblicano. Divenne magazzino, bottega. Nel 1826 ritornò ad essere sede di confraternita. Oggi è chiesa sconsacrata ed è sede di sporadiche attività culturali che vedono nella Settimana della Fotografia Europea l’acme del periodo di apertura al pubblico, diversamente è chiusa per la maggior parte dell’anno. L’ingresso è sotto il porticato che si configura come una struttura interessante dal punto di vista architettonico: elegante e ben equilibrata nel rapporto sulla via. Si tratta di una serliana monumentale, a doppia colonna dorica su appoggio semplice, con pilastro angolare affiancato. L’arco in campata centrale, unico nella serliana, è a tutto sesto con sagoma di mattoni messi di costa; una aggraziata trabeazione corre sui capitelli delle colonne fino alla massa del pilastro strutturale in angolo. Le campate interne del porticato si reggono su peduncoli di arenaria insistenti sul muro interno. L’affresco esterno della santa, sulla lunetta sormontante la porta, è andato quasi del tutto perduto. Rimangono due lapidi di marmo a fianco dell’ingresso: una cita Orazio Cambio e l’altra Sebastiano Camuncoli. L’edificio è liberamente visitabile in occasione degli eventi pubblici, negli orari indicati dal Comune di Reggio Emilia. Fonti come Massimo Pirondini, nella sua Reggio Emilia Guida Storico Artistica, indicano la presenza di quattro statue, della Prudenza, Fortezza, Giustizia e Temperanza che giacciono all’interno in precario stato di conservazione .Gli arredi fanno parte del patrimonio di S. Prospero, altri come l’altare maggiore in legno dorato e diversi dipinti rimangono in un vicino deposito.
(scheda a cura dell'arch. Rosaria Petrongari, dicembre 2011)