Nei dintorni di Ceredolo furono rinvenuti degli oggetti dell'età della pietra oltre ad alcune frecce di selce ed una ascia. Il Cremona-Casoli suggerisce la derivazione del nome da Cerro (Quercus Cerris di Linneo) che si trova un tempo più abbondante nei dintorni; il termine poi "dei Coppi" gli viene dall'industria delle tegole o "coppi" che si producevano dalle sue fornaci, numerosissime in paese e costituenti l'industria principale di quegli abitanti, essendovi nei dintorni terreni argillosi ed argille di ottima qualità che si prestavano non solo per mattoni, ma per laterizi più fini come tegole ed anche vasi. L'ultima di queste fornaci fu abbandonata intorno al 1870 c.. I laterizi e specialmente le tegole degli edifici di quella zona sono tutti provenienti da quelle fornaci; alcune grandi tegole di cm. 90 (per angolo dei pioventi o per scolo degli impluvii) portavano graffito il nome di Ceredolo (1). Nella carta con cui Enrico V nel 1116 riconosceva i possessi del clero canusino troviamo l'indicazione "in Ceretullo", dove erano due mansi dei monaci di S. Apollonio (2). Il borgo sorge lungo il dorso di una collina, volgente ad ovest, nel medio bacino dell'Enza. Si distende con impianto direzionale lungo una strada che lo attraversa tutto fino alla chiesa posta alla estremità verso ponente. Faceva parte in antico della giurisdizione di Canossa e dipendeva da quella parrocchia avendo fino alla metà del sec. XIX un semplice oratorio dedicato a S. Pellegrino, nominato già nel 1691 come "Jubsidium curae" del Rettorato di Canossa (3). In sagrestia si conserva una pietra ovale, portante la data 1685 murata sulla porta dell'oratorio; forse ricordava la data della sua costruzione o di un rifacimento. Tra il 1820 ed il 1830 venne costruita l'attuale chiesa nel luogo dove sorgeva l'antico oratorio, che vi fu incorporato, con l'asse perpendicolare a quello della chiesa. Più tardi dal 1840 al 1850 fu fondata la nuova Parrocchia di Ceredolo dei Coppi con titolo di rettorato e dipendente dal vicariato di S. Polo d'Enza. Caratteristica del borgo erano le case più antiche delle famiglie benestanti circondate da un muro racchiudente un cortile con aspetto di piccole corti. Sette od otto in tutto in parte sono ancora recinte. Una delle prime case, entrando in paese, rivela una caratteristica torre ben costruita e conservata, di proprietà della famiglia Moscatelli. Presenta una struttura in pietra con copertura a quattro falde, di fattura cinquecentesca. Un cornicione di colombaia in laterizio con motivo a dente di sega corre all'intorno mentre superiormente è visibile un soffitto di gronda a decorazioni sovrapposte, in cui si aprono i fori per i rondoni. Il rustico comprendeva nella sua parte interna un loggiato a più luci ora tamponato e ristrutturato ad abitazione. Le altre unità edilizie pur presentando alcuni processi di degrado conservano diversi elementi ambientali e tipologici di interesse.