Nelle immediate vicinanze della località "la Capanna" è notabile, a lato della strada principale, un ampio fabbricato colonico a pianta allungata caratterizzato da un grande corpo centrale articolato su due piani, delimitato da due ali di edifici funzionali, questi presentano la falda del tetto spezzata e canali di gronda sottesi da una decorazione a dentelli in ferro. L'edificio faceva parte della tenuta Franchetti ed era collegato alla "Capanna", di cui costituiva la residenza dei fattori e dei braccianti agricoli, fino a un ottantina di persone, oltre a una cantina, un grande granaio, le stalle, le scuderie per i cavalli, il caseificio, il forno, i laboratori del fabbro e del falegname. Benchè irrigidito da avancorpi sorretti da pesanti colonne a sezione quadrata, anche questo fabbricato riprende le caratteristiche costruttive ed architettoniche in stile fine '800-inizi '900, reso evidente oltre che dalla decorazione a dentello, anche dal paramento policromo a bande alternate in pietra e mattone che danno movimento alla intera costruzione.
L'imponente complesso agricolo fu costruito a partire dal 1870 dal Raimondo Franchetti (1829 - 1905), agiato imprenditore di origini ebree con interessi economici diffusi in varie zone d'Italia, specialmente nel settore agricolo, benefattore e finanziatore di imprese risorgimentali. Fu nominato barone nel 1858 da Vittorio Emanuele II e da lui discendono personaggi illustri: il figlio Alberto, compositore di fama, e il nipote Raimondo, figlio di Alberto, esploratore in Africa.
Nel 1921 la proprietà fu acquistata da Eugenio Terrachini, già collaboratore e fiduciario della famiglia Franchetti. Tuttora la proprietà, pur ridotta nella sua estensione agraria, appartiene ai discendenti di Terrachini che hanno valorizzato il grande edificio del Cavazzone per creare un accogliente ristorante agrituristico (collocato nella ex stalla, le cui colonnine di ghisa rimandano ai più avanzati parametri costruttivi vigenti a fine Ottocento), con alloggi e una tra le più belle acetaie della provincia (visitabile) con oltre 300 botticelle da cui si ricava l'Aceto Balsamico Tradizionale DOP di Reggio Emilia.
Aggiornato d'ufficio nel gennaio 2011