Presso la sponda sinistra del Secchia a sud del ponte si è rinvenuto un pozzo per acqua di età romana con frammenti di brocche (1). Residui di strutture e piloni riferibili a pontidi età romana (ponte basso) e medievale (ponte alto) sono affiorati in diverse epoche dal greto del fiume. Un primo ponte romano segnalato nell' ""Itinerarium Hierosolymitanum"" redatto nel 33 d. C. dove si legge che gli scambi tra ""Mutina"" e ""Regium Lepidi"" avvenivano tramite il ponte Secchia (mutatio pontis Secis); un secondo ponte rappresentato dall'importante lapide che menziona la ricostruzione della primitiva struttura distrutta o danneggiata dalle fiamme e compiuta nel 259 d. C. per volere degli Imperatori Licinio Valeriano e Licinio Gallieno (2). Questa epigrafe, di provenienza incerta e che si vuole scoperta nel sito sul fiume, era conservata fino al secolo XVIII presso la Pieve di S. Faustino ed ora al Museo Archeologico di Modena. Difficilmente questo ponte potè durare fino all'età medievale. Nell'anno 1179 si riporta il testamento di Ugolino da Rubiano in cui si assegna un legato di due soldi per il ""Ponti Sicle"". Il primo documento però che lo cita come eseguito risale al 1248; probabilmente rovinò poi nel corso dello stesso secolo o del successivo (3). In una nota degli inizi del XVII secolo si segnalano ancora le vestigia di un arco ed i resti del ponte medievale. Il nuovo ponte è realizzato sotto il dominio estense nel 1791 per ordine del Duca Ercole III su progetto dell'Ing. Cassiano di Modena e la direzione dell'Ing. Bonini di Reggio Emilia (4). Dopo la scomparsa del ponte medievale il passaggio del fiume veniva effettuato più a sud presso la confluenza con il Tresinaro.