La storia conosciuta del palazzo risale al 1685 quando i conti Bosi o Buosi lo cedettero ai conti Guicciardi, fabbricanti di sete, che lo fecero ristrutturare dall'architetto Giovanni Maria Ferraroni (Reggio Emilia 1662-1755). Il 21 giugno 1796, Napoleone Bonaparte in visita a Reggio, scortato da duecento dragoni, fu ospitato nel palazzo e dormì al secondo piano sulla via Emilia. L'edificio, fu nuovamente ceduto nel 1830 ai Conti Spalletti-Trivelli (produttori di sete pregiate), che lo affidarono all'architetto Pietro Marchelli (Reggio Emilia 1806-1874) per un accurato abbellimento ed ammodernamento secondo canoni tardo-neoclassici lasciando però inalterata la facciata settecentesca. Prospero Minghetti ebbe la commessa di un importante ciclo pittorico in questo palazzo e affrescò il soffitto della sala delle Muse, un vano quadrato con Euterpe, Calliope, Erato e Clio. Le figure sono inserite in lunette esagonali disposte ai quattro angoli della stanza e si intervallano da riquadri rettangolari con altre figurine femminili; al centro del soffitto insiste un rosone piuttosto semplice a losanghe in bicromia. L’impostazione complessiva è centrata sulle muse che emergono grazie alla bella fattura della pittura e della resa coloristica. L’artista si inserì spesso in interventi gestiti dal Marchelli e sembra che questo lavoro sia una summa delle sue capacità pittoriche acquisite nella formazione e nelle esperienze romane: propone diverse tematiche e caratteristiche stilistiche. Il primo intervento è il grande soffitto con Apollo e corteggio delle Ore e della Aurora che rimanda al Reni romano con un a tutto cielo prospettico tipicamente settecentesco. Sala di Bacco, degli Amorini e quella delle Muse. Del 1830 circa. Queste sale sono supporti pittorici in cui il Minghetti si preoccupa di circoscrivere i soggetti e le azioni, li contorna di elementi geometrici, solo i riquadri più importanti, al centro di soffitti e di lunette, ospitano le vere scene dipinte, le allegorie o favole mitologiche. Ci troviamo di fronte ad una evoluta capacità di organizzazione spaziale trasposta alla pittura. I sovraporte non hanno le fruttiere già viste in altri palazzi ma grandi vasi con fiori di girasoli e foglie. Vincenzo Carnevali potrebbe essere, manca documentazione certa, colui che realizzò alcuni apparati decorativi, simili a quelli di palazzo Trivelli: la proposizione di architetture da esterni con logge di ordine corinzio e fusti delle colonne a marmi policromi, la balaustra di metallo riccamente lavorata con tanto di drappi appoggiati, il cielo d’orizzonte che dona ampio respiro alla composizione, vedute in lontananza tutto farebbe pensare ad un suo intervento. II palazzo è sede del Credito Emiliano che ha raccolto nelle sale una pregevole collezione di dipinti emiliani fra cui il Satiro con ninfa di Giuseppe Maria Crespi, La Deposizione di Alessandro Tiarini, L'Ecce Homo di Guido Reni e la Sibilla Cimmeria del Guercino. Nelle fondamenta si trovano resti di un edificio romano. E’ visitabile aperto al pubblico una giornata in ottobre.
(scheda a cura dell'arch. Rosaria Petrongari, dicembre 2011)