Nella località si segnala il ritrovamento di frammenti laterizi e fittili vari di età romana (1). La Pieve compare nel Diploma di Ottone II del 980, con titolo di S. Prospero, cui si aggiunse in seguito quello della Natività di M. V. (2). Albinea è nominata nel 1057 in una Bolla del Papa Stefano IX in favore del Monastero di S. Prospero (3). Fin dal 1070 Albinea, con il Castello e la Pieve, era possesso del Vescovo di Reggio che vi aveva anche un palazzo; nel 1253 il Vescovo Guglielmo Fogliani dimorava 'in Palatio Domini Episcopi' (4). Il Fogliani fece inoltre rifabbricare il palazzo e circondare il castello di mura; una epigrafe del 1277 ne ricorda l'intervento indicando il Palazzo con il Dongione, il pozzo, la torre, la casa fuori del Dongione e il muro delo Castello (5). Nel 1324 il Castello era in potere del Comune di Reggio, quindi passò ai Fogliani che lo possedevano nel 1335. Il diretto dominio fu però sempre del Vescovado. Nel 1361 il Vescovo Bartolomeo Arlotti investì Feltrino Gonzaga dei suoi castelli riservandosi però quello di Albinea (6). La Contea confermata alla famiglia Manfredi dall'Imperatore Carlo IV comprendeva: Jano, Fegno, Lodola, Caselle, Pratobolso, Valle, Corsiano, Oliveto, Vergnano, Pratissolo, Muzzadella (7). Nel 1412 il Pontefice Giovanni XXII eresse in Contea il feudo di Albinea e ne concesse l'investitura a Giovanni Manfredi che aveva già il possesso di Borzano, Iano, Montericco, Pratissolo, Muzzadella e Montecavolo. La famiglia detenne il feudo fino alla propria estinzione nel 1730 (8). Nel 1738 il Duca Francesco III ne investì il Marchese Alesandro Frosini. Con la soppressione dei feudi nel 1796 i beni furono devoluti alla Nazione. Con i decreti del 1811 e 1814 furono restituiti agli antichi proprietari con i relativi titoli (9). In questo periodo è realizzata la torre con merlatura ghibellina ed il ponte levatoio (10). Alla fine del XIX secolo i Frosini vendetero il complesso al Comm. Prospero Ottavi di Reggio. Gli Ottavi vi impiantarono preziose piante californiane. Nel 1918 era in proprietà della Contessa Lavinia di Brazzà- Ottavi. Nel 1931 il Console spagnolo presso il Quirinale, Carasco Manuel I° Reis de Granada acquistò il castello da Giovanni Prampolini. Vi edificò nel cortile una vasca di ceramica policroma in stile moresco con stemma estense (11). Successivamente, nel 1954, passò ai Boratti, all'Azienda Borromea di Ravenna ed ora è della famiglia Maramotti. Il complesso conserva le tipiche caratteristiche della residenza castellata; il corpo principale ha una pianta ad 'ù dotata di portico sul lato di fondo. Ad ovest il palazzo è addossato ad un torre con piombatoi, feritoie e merlature coperta da tetto. Ai vertici meridionali del recinto sono disposte due torri cilindriche; queste sono ciò che rimane dei baluardi costruiti nel 1558 dal governatore di Albinea, Lodovico Massa, che aveva il compito di fortificare il castello dopo la riconquista da parte dell'estense Cornelio Bentiviglio (13). Al palazzo è annesso anche un oratorio dedicato a S. Luigi. Albinea fu sempre Comune autonomo. Alla fine del '700 comprendeva una popolazione di 553 abitanti (14). Dal 1797 al 1805 fu aggregata al Comune di Reggio, quindi a Vezzano nel 1808. Con la Restaurazione fu unito a Scandiano. Il Decreto Farini del 1859 ne ripristinò l'autonomia comprendendovi le ville di Borzano e Montericco (15). Nel 1170 è nominato 'Pietrò arciprete della Pieve di S. Maria e S. Prospero di Albinea. Le Decime del 1302 ne riportano come dipendenti le chiese di S. Martino di Bazzano (parrocchia sopressa la cui chiesa sorgeva ove si trova la nuova Chiesa di Montericco) e Santa Maria di Campolungo (ai margini del Crostolo verso Rivaltella, ora non più esistente) (16). Nel 1538 ne sono figliali S. Martino di Bazzano (Montericco), le due Chiese di Vergnano e S. Maria dell'Oliveto (17). Nel 1562 la chiesa, rovinata dalle guerre, è restaurata. Nel 1671 la chiesa è rinnovata con la costruzione dello svettante campanile, cuspidato (18). Nei primi decenni del XVIII secolo l'edificio è trasformato. Ancora nella vistia del Vescovo Picenardi, nel 1709, l'interno era in volto con tre altari. Poco dopo la chiesa fu ricostruita a croce latina con sette altari e solennemente consacrata nel 1737 (1)9. Nel Settecento al Vicariato era soggetta anche la Chiesa di Canali (poi a Rivalta e nella seconda metà del XIX secolo quelle di Regnano e Casola Querciola (poi a S. Pietro di Querciola). Ora ne dipende solo la parrocchia di Montericco (20). Il terremoto del 1832 provoca gravi danni alla torre, ad alcuni ambienti della canonica ed ai fabbricati del Beneficio. La chiesa è rinforzata dalle fondamenta e la torre è ricostruita nella sua parte terminale su progetto dell'Architetto Vezzani di Broletto. Si rinnova anche il selciato con quadroni in cotto e ad opera del Carnevali vengono eseguite decorazioni in una sala della canonica ed alla chiesa (21). Alla metà dell'Ottocento è costruita la nuova strada dalle Botteghe alla chiesa e Broletto, a ponente del castello. Nel 1883 la Chiesa è restaurata e la Canonica ristrutturata. Ancora nei primi decenni del '900 (1908-1935) è fabbricata la piccola sagrestia nuova, sono realizzate le pavimentazioni interne del presbiterio e coro e decorate le pareti laterali delle cappelle (22). L'edificio è orientato liturgicamente con una facciata preceduta da un avanportico a luci a tutto sesto. È ancora da notare il corpo degli edifici civili comprendenti la canonica.