Vi si trovava l'antica chiesa di S. Salvatore probabilmente esistente nel 1187 e rovinata nel 1582 (1). Il castello era posseduto dai Fogliani nel 1335 (2). Secondo l'Artioli una lapide proveniente dal Castello riporta la sua costruzione a poco dopo il 1370 (3). Nel 1426 Viano si sottomise agli Estensi ma fu riconfermata ai Fogliani dal Marchese Nicolò III (1433) insieme al castello di Piagna (4). Rimarrà ai Fogliani fino al 1589; a tale epoca la rocca si presenta in cattive condizioni e parte in rovina (5). Nel 1596 ne è infeudato il conte Pompeo Aldrovandi di Bologna ai cui discendenti Aldrovandi Marescotti rimase fino alla abolizione dei feudi (6). Un diroccamento nella muraglia è segnalato nel 1793 (7). Dopo un periodo di abbandono è stato restaurato negli anni 1970 ca. dal proprietario dott. Eusebio Corti (8). Il castello di Viano occupa la sommità di un rilievo arenaceo-marnoso con lembi ciottolosi che interrompe bruscamente la valle del Tresinaro. La fortificazione è di dimensioni inusuali per l'ambito collinare reggiano, occupando una ampia superficie complessiva accompagnata da parte del borgo originale con tratti dei contrafforti e delle cortine difensive. La struttura fortificata è articolata tra una alta torre quadrata, merlata, visibile ad ovest ed il palazzo signorile con torre circolare che si innalza verso est. Tra i due corpi di fabbrica si inserisce il borgo, ad impianto lineare con edifici a schiera. L'altra torre a pianta quadrata è stata oggetto di interventi di restauro nel corso del XIX e XX secolo. Nel fianco orientale si apre il portale sopraelevato a mensole concave con architrave a lunetta cui è adiacente un concio di pietra stemmato. Una sequenza alterna di stretti e lunghi conci di pietra rafforza gli angoli della torre; questa è delimitata superiormente da una cortina di merli guelfi. Il paramento murario è ad "opus incertum", con interclusi conci arenacei. L'ampio fabbricato attualmente adibito a residenza, che si innalza isolato nella estremità orientale del pianoro, è caratterizzato da una pianta su base rettangolare, rafforzata da contrafforti perimetrali ed articolata su due livelli di abitazione. Nel fianco meridionale dell'edificio si evidenzia la torre circolare capitozzata e ricostruita, delimitata superiormente da un soffittino a gronda in laterizio variamente diposto. Nel fianco orientale del medesimo fabbricato sono ancora osservabili elementi costruttivi derivati dai successivi interventi di ristrutturazione. Tra questi è notabile una finestra tamponata archiacuta in laterizio con ghiara, a livello del secondo piano immediatamente al di sotto di un soffittino di gronda in laterizio disposto a "T". La struttura è perimetrata da una scarpata che nel fianco settentrionale assume aspetto di cortina muraria, inglobando nel suo fronte gli edifici del borgo. Recenti interventi edilizi, in particolare in prossimità della torre merlata, hanno compromesso alcuni edifici. Le facciate presentano strette finestre medievali a stipiti composti ed architrave a lunetta oltre ai bassi portali in arenaria e cotto con arco a tutto. Alcuni vani conservano artistici camini in pietra e festoni in gesso, attribuibili al XVI secolo, unitamente a tortuose scale di collegamento in laterizio. L’intero complesso del borgo e castello in proprietà della famiglia Corti è oggetto dal 2008 di un importante intervento di restauro e recupero funzionale per attività della accoglienza curato dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni. A breve distanza dal castello si innalza l'oratorio, con semplice pianta ad aula e tetto a due spioventi. E' dedicato a S. Antonio ed è ricordato nella visita del Vescovo Rangone del 1609; è stato restaurato nel 1858.