L'antica Chiesa di S. Martino, già menzionata nell'anno 1132 da Papa Innocenzo II nel privilegio dato all'Abate Odone del Monastero di S. Sisto di Piacenza, sorgeva in località S. Martino vecchio. Era probabilmente centro di una azienda benedettina dello stesso Monastero. Nel 1608 viene ricostruita in forme barocche una nuova chiesa parrocchiale su un'area diversa dalla precedente, consacrata nel 1622. Nel 1960 si provvederà ad abbattere il vecchio edificio ed a realizzare una moderna costruzione. Rimane il campanile slanciato con cella a monofore e copertura cuspidata. Nel 1632 la villa di S. Martino comprendeva 500 persone, aumentate a 937 nel 1782 ed a 936 nel 1861(1). A levante dell'abitato è notabile sul lato settentrionale della strada, un complesso costituito da due edifici civili a pianta quadrangolare. Un primo edificio soprattutto emerge per le caratteristiche padronali, di probabile matrice settecentesca. E' articolato su due livelli e sottotetto con copertura a quattro falde. L'ingresso è al piano rialzato, le luci sono regolari e simmetricamente distribuite.
L’attuale parrocchiale è stata costruita prima della demolizione del vecchio tempio che era posto di fronte, oltre la strada, ed occupava l’attuale piazzetta della frazione.L’idea di un nuovo, più funzionale edificio religioso nacque già nel 1952, ma l’iter burocratico che si dovette affrontare impose anni di attesa trascorsi tra progetti bocciati e modifiche. L’ingegnere veronese Ronca realizzò il progetto e finalmente la prima pietra fu posata nel marzo 1958. Nel Novembre 1959 fu possibile consacrare e inaugurare la nuova costruzione per il culto. Ai lati della navata e del presbiterio sono esposti alcuni tondi e due quadri opera del viadanese Morini e raffiguranti S. Antonio da Padova, S. Giovanni Nepomuceno, S. Margherita da Cortona, S. Luigi Gonzaga, S. Biagio, S. Domenico con la Madonna del Rosario, tutti provenienti dalla vecchia chiesa. Sul portale d’ingresso è visibile una tela settecentesca dedicata a S. Ignazio di Loyola e attribuita al mantovano Pietro Fabbri. Quest’opera, un tempo ornamento di un altare presente nello scomparso tempio gesuitico di Via Garibaldi, fu recuperata grazie all’intervento del parroco Don Alessio Ferrari che la rinvenne in precarie condizioni sulla soffitta della sacrestia del Duomo. Una statua lignea dedicata a S. Ignazio martire è ospitata all’interno della sacrestia. Nonostante le successive ridipinture, lo stato di conservazione è buono. Si tratta di opera attribuibile al secolo XVII. Un’altra scultura in terracotta dello scultore Corazza, di buona fattura, rappresenta S. Francesco. Nel piedistallo è incisa la data di realizzazione: 1815. Sopra l’altare troneggia il dipinto dedicato a S. Martino. Si tratta di un’opera settecentesca commissionata dal parroco di quel tempo al canonico Giovanni Battista Quattrini, prevosto della Collegiata di Guastalla e valente pittore che realizzò diversi lavori per chiese e privati locali. (dal libro “Guastalla, città delle chiese, passato e presente delle chiese e degli oratori guastallesi” di Daniele Daolio, 1998)