La prima citazione della località risale all'833 (1). Nel 962 il Diploma di Ottone I restituisce alla Chiesa di Reggio il castello di Arceto (2); questi verrà incendiato insieme alla chiesa nel 1040 (3). Nel 1070 figura ancora in possesso del Vescovo di Reggio (4). Nel 1134 ne è investito Alberto Malapresa. Fino al XII secolo per Arceto passava il Riltorto, nel cui alveo fu in seguito deviato il Tresinaro (5). Nel secolo XIV il castello passò in potere dei Fogliani che se ne mantennero padroni nonostante la distruzione ad opera dei reggiani nel 1354 e l'investitura di Feltrino Gonzaga nel 1361 (6). Nel 1409 Arceto è conquistata dal Marchese Nicolò II d'Este. Il castello è infeudato nel 1414 a Bernardina Bojardi ed al figlio Feltrino cui rimase fino alla estinzione della famiglia (7). Feltrino Bojardi darà anche avvio ai lavori di ristrutturazione della Rocca terminati nel 1447 (8). Successivamente passò ai Thiene, ai Bentivoglio, Estensi e Mari. Dopo il 1777 fu degli Spinola fino alla soppressione dei feudi; questa famiglia riebbe la proprietà con decreto Napoleonico del 1811 (9). Durante la rivoluzione divenne Palazzo Nazionale demaniale (Sede del Comune). Dagli Spinola fu poi venduto al banchiere Parodi e da questo ceduto nel 1888 al capomastro Flaminio Regnani di Arceto. Il Parodi si riservò nella vendita due delle statue che ornavano lo scalone e che gli furono spedite a Milano (10). I Bentivoglio aggiunsero al castello un bel porticato, largo circa tre metri e lungo quanto il corpo centrale del complesso, legato ai due torrioni e sostenuto da colonne in arenaria, nonché soprastante loggiato, pure ad archi (11). Il Marchese Mari cominciò a riedificare la Rocca nel 1749, distruggendo tutte le merlature del torrione orientale che innalzò. Il torrione occidentale fu ricostruito in seguito come quello orientale (12). Realizzò quindi la torre dell'Orologio ed il grande scalone interno con balaustra in scagliola policroma e cinque statue di amazzoni (13). Nell'atrio del castello rimane la scritta \"Deus nobis haec otia fecit\" (14). Il castello è parte in proprietà pubblica e parte privata. Nel 2000 si è concluso l’intervento di restauro della porzione appartenente al Comune di Scandiano. L'oratorio di S. Rocco, sito entro le mura, figura eretto dai Thiene prima del 1857 quando è menzionato \"oratorium S. Rochim in Castro Arceti\" (15). Un tempo la volta era tutta dipinta, ora è coperta da intonaco. L'oratorio fu restaurato nel 1863 ed ancora nel 1884. Mostra una facciata tripartita con cornici di raccordo a voluta (16). La Chiesa di S. Maria Assunta figura dipendente dalla Pieve di Bagno dal 1302 (17) fino alla metà del secolo XV quando fu unita a Scandiano; è restaurata nel 1763 quando fu ridotta in volto. La torre è già presente nel 1567; fu poi ricostruita nel 1725-1729. La canonica risale al 1670-1691. Lavori alla Chiesa seguono nel 1719, 1820, 1840, 1872. Nel 1905 altro abbellimento e restauro con la costruzione della sagrestia a meriggio di fianco alla facciata; questa è orientata liturgicamente con un prospetto preceduto da un elegante portico a tre luci (18). Nel borgo è presente un mercato fin dal 1485 (19). Nel 1515 l'abitato è ristretto, limitato alle case che circondano la piazza, alla borgata detta \"Tirolo\" ed alle case della tintoria vecchia e nuova (20). A sera della piazza si trovava il settecentesco Casino dei Conti Vigarani passato poi agli inizi del '900 agli Eredi del Cav. Bertolani Avv. Giuseppe (21). Il riepilogo dell'estimo del perito Mauro Mattioli nel 1768 indica l'estensione del territorio in biolche 2780, tavole 37 e piedi 1 (22). Alla fine dello stesso secolo la villa contava 605 abitanti, il contado 1792 (23). Discosta dalla strada proveniente da Scandiano, a ponente, prima di entrare in Arceto si osserva un pregevole rustico con casa a torre settecentesca. La torre si appoggia ad una parte civile con portico a tre luci archivoltate sul fronte. La struttura è in pietra e laterizio articolata con pianta quadrata su cinque livelli di cui i superiori a colombaia; queste sono delimitate nel prospetto ad est da due cordoli lineari sagomati. Ad est del castello lungo la strada bassa verso il Tresinaro si trova un interessante edificio con loggiato a quattro luci indicato nella cartografia settecentesca come \"Casino del Sig. Pietro Boni\".