Nel 1218 Manno, con 11 uomini, è nominata nel giuramento di fedeltà al Comune di Reggio (1). Alla fine del secolo XVIII comprendeva una popolazione di 189 abitanti (2). La chiesa dedicata ai SS. Prospero e Paolo è citata, nel 1538 unita a quella di Visiago e, nel 1593, anche con Roncolo (3). Si vuole che la primitiva chiesa si trovasse in località "Chiesa Vecchia". L'attuale edificio risale al secolo XVII e fu consacrato dal Cardinale Rangone. La nuova struttura presenta una muratura in pietra lavorata, osservata come novità dallo scrivano della visita del Vescovo Marliani nel 1664. Diverse sono le notizie delle condizioni statiche e dei restauri, riportate dalle successive visite pastorali. Nel 1707 si ha anche la indicazione della presenza di una scultura elaborata dal Ceccati. Nel 1916 la Chiesa viene allungata (4). L'attuale edificio è orientato liturgicamente. La facciata, a capanna, presenta due lesene angolari in pietra liscia lavorata a ricorsi regolari; il portale, riquadrato in arenaria reca un frontespizio spezzato e la data "A. P. 1628". Nel prospetto sud è visibile un portichetto a tre luci, ricostruito nel 1971. L'interno è ad aula con abside poligonale. Si possono distinguere nettamente due parti differenziate stilisticamente. La ricca decorazione del presbiterio e dell'abside contrasta con la semplicità ed austerità della navata. I primi con una copertura in volta a botte con unghie impostata su una trabeazione di ordine dorico; la seconda con un soffitto a capriate lignee semplici e murature in pietra nuda. Il complesso a corte della famiglia Gherardini rappresenta certamente una delle emergenze più significative non solo del borgo ma delle tipologie signorili dell'appennino reggiano. La struttura è chiusa in un organismo compatto da cui traspare anche una evidente natura difensiva. L'ingresso è costituito da un bellissimo portale archivoltato a tre elementi monolitici, con ampia luce, di fattura secentesca e siglato "IO DOMENICO CECCATI DA STIANO". E' affiancato da due nicchie recanti medaglioni a festoni raffiguranti S. Paolo e S. Prospero provenienti forse dalla vecchia chiesa. La casa padronale si sviluppa nel lato est del complesso con un ampio fabbricato a torretta centrale. Le finestre presentano la tipica fattura del secolo XVI. Presso l'angolo nord-est è pure visibile una feritoia archibugiera. La stessa torretta presenta alcune feritoie angolari; un cordolo lineare di colombaia vi corre all'intorno mentre superiormente è conclusa da una cornice di gronda a mensole sagomate. Il portale di accesso all'abitazione è archivoltato, a tutto sesto, con chiave datata "1796". Nell'interno si osserva la struttura lignea dei solai e la pavimentazione a tavole di quercia. Rimangono inoltre tre eleganti camini in pietra. Le finestre sono a sguancio con mensole laterali. I piani sono collegati da una scala a chiocciola in pietra, articolata su un pilastro centrale in arenaria. Alcune stanze sono decorate con pitture ottocentesche. L'abitato di Manno è in gran parte abbandonato e distrutto ma diversi edifici rimangono a testimoniare un particolare valore ambientale. Diversi sono gli elementi architettonici ancora riscontrabili. Si osservano due bei portali ad arco trapezoidale ed uno con stipiti specchiati, le luci sono di varia fattura e tra esse un oculo ottagonale su concio monolitico a spicchi radiali. Nell'interno di un cortiletto rimane un interessantissimo architrave recante scolpiti i simboli del fabbro mentre ancora tra le macerie di un altro complesso sono notabili alcune feritoie archibugiere ed una pietra datata "1577".