La chiesa di San Giorgio è citata in un documento del 1146. Nel 1456 si svolgono restauri all'edificio, di modeste dimensioni, ad opera della famiglia Ruggeri. Nel 1610 l'edificio viene assegnato, quale sede definitiva, ai Padri Gesuiti, che avevano insediato a Reggio una comunità con sede provvisoria in San Giacomo. I Gesuiti divennero ben presto un punto imprescindibile, non solo per la vita religiosa della città e la piccola chiesa di San Giorgio non bastava più a contenere i fedeli che si riunivano per la Messa, ma anche per ritiri ed esercizi spirituali. Da questo momento per circa un secolo , San Giorgio sarà un cantiere in continuo divenire, specchio della creatività dell'Ordine dei Gesuiti e dei mutamenti storici e sociali della città in cui la chiesa era immersa. Fra il 1675 e il 1678 , viene costruito lo splendido campanile che con la cupola e il portale di accesso, è fra gli elementi più evidenti e caratteristici della chiesa di San Giorgio. La facciata della Chiesa di rilevanti proporzioni rispetto alla non ampia via Farini, si contraddistingue per il ricco portale con volute, angeli che reggono un cartiglio e, nella cosiddetta tabella un rilievo di San Giorgio che uccide il drago.
All'interno la chiesa presenta varie opere d'arte, in un contesto di sobrietà, tipico dell'architettura gesuitica della Controriforma. La chiesa è ad una sola navata si presenta come un grande spazio unitario, un'aula in cui ascoltare e meditare la parola di Dio, ascoltare le omelie dei celebri predicatori gesuiti e partecipare all'Eucarestia; la struttura architettonica è costruita per far convergere l'attenzione sull'altare maggiore. Ai lati due file di cappelle, ornate con stucchi e paliotti policromi in scagliola di rara bellezza del '600/'700.
I dipinti eccetto quelli dell'apside, sono stati rimossi e conservati in deposito ai Musei Civici. Il presbiterio ospita l'altare maggiore in legno argentato, un tempo nella chiesa di San Prospero. Nell'abside, tele con episodi della vita di San Giorgio e sulla porta d'ingresso la cantoria e la cassa d'organo in legno intagliato.
Nel maggio 2009 è terminato il restauro della Cappella Pernicelli che ha riportato allo spendore l'altare con un paliotto a fondo nero, decorato con finissimi marmi intarsiati che riproducono motivi vegatali e animali, attribuiti alla scuola dei Corbelli , di origine fiorentina attivi nella seconda metà del xvii secolo. La cappella Pernicelli è impreziosita dalla Pala d'altare rappresentante Sant'Ignazio e San Francesco Saverio in adorazione della Beata Vergine della Ghiara, eseguita nel 1640 da Alessando Tiarini.