Il più antico documento in cui è citata Cella risale al 1006 in un atto siglato "Actum in... loco Cella" per l'enfiteusi di diversi beni dell'Abbazia di Nonantola cui era soggetta (1). Fin dal 1037 Arimondo del fu Bonifacio del Contado di Parma donò al Monastero di S. Prospero di Reggio i beni in suo possesso nella località (2). Il castello esisteva dal 1055 e più chiaramente in una carta del 1058 nella donazione di beni alla Cattedrale di Reggio fatta da Ardoino conte del Contado di Parma sottoscritto "Actum in castro quod vocatur Cella" (3). Il castello è nominato in una Bolla di Pasquale III del 1112 insieme alla Chiesa ed in un placito del 1136 come appartenenti ai Monaci di Nonantola, cui sono confermati ancora nel 1191. Alla fine del secolo XII l'abate Bonifacio alienò chiesa, castello e beni al Vescovo di Reggio che nonostante successive controversie ne mantenne la signoria (4). Dal XIII secolo Cella e la sua corte appartenne al Vescovo come venne sancita da Federico II nel 1224 la "corticellam quondam que Cella dicitur" (5). La Chiesa di S. Silvestro è riedificata nel 1231 dal Vescovo Nicolò Maltravesi ed innalzata al grado di parrocchia. Alla metà del Quattrocento fu fabbricata la canonica e restaurata la chiesa cui mancava parte del tetto. Nel 1575 fu ordinata una nuova armatura del tetto ma i lavori non vennero eseguiti se ancora nel 1593 la chiesa è considerata un luogo indecente. Nel 1622 è detta "murata, suffittata con asse e tavolata" e nella Visita del Vescovo Marliani del 1664 "antiquae, scandulatae structurae". In questo periodo era ad una sola navata con pitture e rivolta a ponente. Fin dal 1637 risale il proposito della costruzione di una nuova chiesa ma solo nel 1681 si poterono gettare le fondamenta dell'edificio provvedendo anche al restauro della canonica. La torre era stata innalzata, in ordine dorico, nel 1650 a spese del Dott. Gattinari (6). La chiesa è situata circa 1 Km. , a nord della via Emilia e se ne rimanda la descrizione nella relativa scheda. Il Comune di Cella compare nel 1447 (7). Nell'Estimo del 1458-1459 comprendeva 72 uomini. Alla fine del Settecento gli abitanti erano 1071 (8). Dal 1815 è aggregato al Comune Capoluogo (9). Alla deviazione della strada verso l'antica parrocchiale, con la via Emilia, è posta una maestà ottocentesca, a pilastrino, con frontespizio triangolare. Nell'abitato, il catasto unitario del 1880 nota la villa Ferrari, poi Saccani ed ora Bonini. E' un casino ottocentesco a pianta quadrangolare su due livelli con tetto a quattro falde. Un sottile cordolo marcapiano delimita il piano nobile con balconcino centrale. In confine verso levante è visibile un edificio rurale ad elementi giustapposti; il rustico è posto a nord con portico a sei luci architravate e tetto a due falde. La parte civile appare strutturalmente autonoma con volume compatto a base quadrata e coperto a quattro falde. Analogo edificio, mancante del rustico, è osservabile a poca distanza.