L'abitato si innalza sui pendii argillosi degradanti verso il torrente Sologno, a meridione del monte Carù. L'abbandono dell'attività agricola da parte di numerosi residenti ha innestato fenomeni di dissesto idrogeologico interessanti tutta l'area. In un diploma della Contessa Matilde del 1102 è citato un ospedale per poveri sito in "Campo Camelasio" (1). Questo documento si relaziona con un secondo del 1106 riferito all'eremo ed ospedale di S. Venerio sul "Monte Carolio". Una collazione della chiesa di S. Venerio di Carollio è ricordata nel 1348 c. ed ancora nel 1507 figura una chiesa od oratorio "sine cura" dei SS. Venerio e Antonio di "Carrhua" (2). Nella parrocchiale di S. Michele non si ha notizia che nel 1350 e nelle visite pastorali del XV e XVI secolo (3). In Carù si trovava anche un oratorio dedicato a S. Pietro di cui si ha un Rettore nel 1543 (4). Secondo il Milani non sono rintracciabili documenti che interessano civilmente questa comunità antecedentemente l'ammissione alla podesteria di Minozzo (5). Nel 1616 fu data in feudo come contea a Giulio Brendoli. Nel 1700 era di Flavio Flavi d'Urbino e dal 1770 appartenne alla famiglia Signoretti di Reggio che la tenne sino al 1796 anno della soppressione dei feudi (6). Alla fine dello stesso secolo contava una popolazione di 222 abitanti (7). Sono visibili fabbricati tipologicamente attribuibili al XVIII-XIX secolo che hanno mantenuto gli originali caratteri architettonici ed ambientali. Nell'estremità inferiore del borgo in corrispondenza di un edificio in precarie condizioni statiche, si osserva un portale di tipologia settecentesca con arco a tutto sesto, dadi di imposta e chiave di volta cuspidata recante il millesimo "1747". In adiacenza è visibile un secondo portale con architrave a lunetta, stipiti composti e mensole convesse realizzate in pietra calcarea di estrazione locale.